L’aria vibrava di energia e cambiamento alla prima edizione di La nostra bandiera, la nostra voce, un evento che ha intrecciato moda, arte e impegno sociale in un racconto corale di empowerment femminile. Ospitato nella suggestiva cornice del PARCO Center di Milano, l’incontro si è rivelato un autentico manifesto di inclusione, capace di trasformare la Giornata Internazionale della Donna in un’esperienza concreta di connessione e dialogo interculturale.
Dietro la visione dell’evento, due donne che hanno fatto dell’innovazione il loro tratto distintivo: Erla Gazine, designer e anima creativa del brand ERLA Made in Italy, e Maria Santovito, imprenditrice e mente dietro SK&MS Design. La loro collaborazione ha dato vita a un momento di celebrazione collettiva che ha superato i confini del fashion show tradizionale, trasformandolo in un’occasione di scambio e consapevolezza.
Moda, arte e cultura: il potere della narrazione visiva
Se l’inclusività è un concetto spesso inflazionato nel panorama contemporaneo, La nostra bandiera, la nostra voce l’ha tradotta in un linguaggio tangibile, attraverso un défilé multiculturale che ha portato in passerella donne di ogni provenienza, vestite di tradizione e futuro. Ogni modella ha sfilato stringendo tra le mani una rosa gigante, simbolo di resilienza, creata dall’artista Marzia Fappani (LaPetalaia). A sottolineare l’universalità del messaggio, la direzione artistica della coreografa Vanda Bonagura ha dato ritmo e armonia a una sfilata che ha parlato di storia, identità e autodeterminazione.
Tra i momenti più iconici, l’abito-scultura “Fiorire per non sfiorire”, una creazione in petali di rose bianche che ha incarnato la forza e la delicatezza femminile. Indossato dalla modella Chiara Cappellari, il capo è stato realizzato da LaPetalaia con il contributo artistico di Vjollka Bregu e Flavia Hair Salon. Il trucco soft glam e le farfalle tra i capelli non erano semplici dettagli estetici, ma una dichiarazione visiva di rinascita e diversità.
Ma la moda, in questa serata, non è stata solo un’espressione estetica: è diventata un’esperienza sociale. L’intervento di designer come SK&MS Design di Soulemane Keita e Maria Santovito, accanto a stilisti emergenti come Maria Tappi, Elena Fenga, Elvys Guevara e Miariam Ramos, ha dimostrato come l’artigianato e la creatività possano essere strumenti di dialogo e trasformazione.
Oltre la passerella: il valore della performance
Non solo moda. La serata ha visto alternarsi performance artistiche di grande impatto emotivo: dalla danza di Carol Alberio e Luigi Ferrari, finalisti al Campionato del Mondo Pro-Am di Classic Show-Dance con Libera, alla voce e al talento musicale della violinista e pianista Martina Cicciò. Spettacoli come l’Instant Fashion con lo showman Alfredo Nocera e la top model Eicha Sall hanno dimostrato che la creatività può essere improvvisazione e manifesto sociale allo stesso tempo.
Ad arricchire ulteriormente l’evento, la partecipazione di ospiti come Véronique Camara (Miss Africa e Miss Costa d’Avorio in Italia), Ehoussoou James Betioh Evans (Mister Costa d’Avorio in Italia) ed Evrard Glokpai, presidente di Mister Costa d’Avorio in Italia. Una presenza che ha sottolineato la volontà di amplificare narrazioni spesso trascurate, portando al centro dell’attenzione storie e identità che arricchiscono il panorama culturale italiano.
Il Talk Show: quando il confronto genera impatto
L’inclusione non può limitarsi alla rappresentazione visiva: deve tradursi in discussione e consapevolezza. È con questo spirito che la serata ha ospitato un talk show moderato da Carlo Faricciotti, con protagoniste donne che ogni giorno combattono per affermare la propria voce in diversi ambiti professionali: Diana De Marchi – Presidentessa Pari Opportunità Comune di Milano -, Edna Lopes, Lorena Tapia Nunez, Ketty Carraffa, Nuurha Ahmed, Giovanna Asonte, Isa Maggi, Antonia Jean ed Eicha Sall. Un confronto schietto e diretto, che ha toccato tematiche come pari opportunità, giustizia sociale e lotta agli stereotipi.
Un ponte tra continenti: Milano – Maputo
Quello che ha reso La nostra bandiera, la nostra voce un evento unico è stata la sua dimensione internazionale. Mentre a Milano si celebrava la forza delle donne attraverso arte e moda, a Maputo, capitale del Mozambico, prendeva vita l’evento gemello Quando le donne si uniscono, avviene la trasformazione (Sii una voce e non un eco), promosso da Erla Gazine e Luisa Mboana. Un incontro che ha dato spazio a testimonianze reali sulle sfide che le donne africane affrontano ogni giorno, culminato in un momento di intensa emozione: quindici lavoratrici del mercato locale, vestite dal celebre stilista mozambicano Pinto Musica, hanno sfilato sul palco come regine per un giorno. Un gesto simbolico che ha restituito dignità e riconoscimento a chi spesso è invisibile.
Il dialogo tra Milano e Maputo si è reso tangibile attraverso un video di saluto inviato in tempo reale dal Mozambico, a dimostrazione che il concetto di sorellanza può davvero abbattere le distanze.
Verso il futuro: un movimento che non si ferma
Più che un evento, La nostra bandiera, la nostra voce è stato un atto di resistenza culturale. Non un semplice spettacolo, ma un progetto di rete che ha posto le basi per future collaborazioni e iniziative a sostegno dell’inclusione e dell’empowerment femminile.
Perché l’8 marzo non è solo una data da celebrare, ma un’occasione per alzare la voce. Per ricordare che la parità di genere è ancora una battaglia aperta, che la violenza di genere e le disuguaglianze sociali non sono problemi relegati al passato. E che ogni donna, indipendentemente dalla propria origine o condizione, merita di vivere senza paura e senza limiti.
Se questa edizione ha lasciato un segno, il futuro promette di scrivere nuove pagine di questa storia collettiva. E chissà, forse il vero cambiamento inizia proprio da qui.