Un appuntamento dal sapore storico e culturale attende gli appassionati di vino e storia. Durante un evento straordinario, Beppe Mainoli e Antonio Faravelli presenteranno al pubblico un documento di inestimabile valore: una lettera originale e inedita scritta da Giacomo Puccini l’8 gennaio 1908. Questo prezioso manoscritto, indirizzato al Barone Giuseppe Weil Weiss, non è soltanto una testimonianza epistolare del grande compositore, ma anche uno scorcio su un’epoca in cui il vino dell’Oltrepò Pavese si intrecciava con la passione per la caccia e la convivialità.
La lettera, gelosamente conservata dalla famiglia Mainoli, è un’eredità tramandata di generazione in generazione. Santino Mainoli, nato nel 1842 e scomparso nel 1910, fu un amico intimo del bisnonno di Antonio Faravelli, il viticoltore Antonio Faravelli, nato nel 1857 e morto il 7 agosto 1929. Entrambi furono uomini legati da una profonda amicizia e da un comune amore per la terra, il vino e la caccia.
Un viaggio tra vino e storia
Antonio Faravelli, bisnonno dell’attuale viticoltore Antonio Faravelli, titolare delle Cantine Vitea e promotore del progetto “Golf and Wine 1895”, era un uomo di grande intraprendenza. Cacciatore e produttore di vino, viaggiava spesso dalla sua tenuta nell’Oltrepò Pavese fino alla vicina Lomellina, carico di botticelle di Bonarda e Pinot frizzanti, trasportate su carri trainati dai suoi cavalli. Questi viaggi non erano semplici spedizioni, ma vere e proprie avventure che univano la caccia, la convivialità e il piacere di condividere i frutti della propria terra.
La Lomellina, con le sue tenute e locande, era il luogo ideale per incontri tra amici e appassionati. Tra i frequentatori spiccavano nomi di prestigio come il Barone Giuseppe Weil Weiss, proprietario di una vasta tenuta a Lainate, e lo stesso Giacomo Puccini, che non solo condivideva l’amore per la caccia ma era anche un grande estimatore dei vini dell’Oltrepò.
Il vino preferito da Puccini
Tra i vini prediletti dal celebre compositore figuravano il Bonarda, prodotto con l’uva Croatina tipica della zona, e i Pinot bianchi frizzanti della Valle Versa. Il loro carattere frizzante e aromatico sembrava rispecchiare lo spirito libero e appassionato di Puccini. Fu proprio il desiderio di partecipare a una di queste celebri “cacciate” che spinse il Maestro a scrivere la lettera al Barone Weil Weiss, esprimendo la volontà di unirsi a una giornata di caccia e buon vino in compagnia di amici, tra cui Antonio Faravelli.
La tradizione continua
Oggi, la tradizione vitivinicola di Antonio Faravelli rivive nelle Cantine Vitea, che dal 1895 portano avanti con orgoglio l’eredità di famiglia. Le stesse terre e le stesse uve che incantarono Puccini continuano a produrre vini di altissima qualità, simbolo di un territorio ricco di storia e cultura.
Questa presentazione non è soltanto un omaggio alla figura di Giacomo Puccini e al suo legame con l’Oltrepò Pavese, ma anche un invito a riscoprire le radici di una tradizione che unisce il vino, la passione e l’amicizia.
Un’occasione imperdibile per gli amanti del vino e della storia, che potranno rivivere l’atmosfera di un’epoca in cui il calice si alzava non solo per brindare, ma per celebrare la vita stessa.