La Ricompensa, terzo romanzo di Stefano Ferri, reduce dalla diffusione mondiale dei primi due, sorprende sotto diversi punti di vista.
L’opera è ambientata nel medioevo contadino lombardo, staccandosi nettamente dai libri precedeni. Scelta decisamene coraggiosa per un autore non specializzato in narrativa storica. Poi, sotto il titolo, una scritta ci avverte che si tratta solo della prima parte, non dell’opera intera.
Le ragioni per cui autore ed editore, la francese LuxCo Editions, hanno deciso di procedere a puntate sono top secret. Sappiamo solo che la seconda parte uscirà a ottobre 2020, come dichiarato a fine libro.
In questa prima parte, stampata su carta anticata per avvicinare anche fisicamente il lettore all’anno mille, in cui la vicenda si svolge, la trama è incentrata sul dramma di un contadino, Guglielmo, che una sera, rientrato a casa dai campi, s’imbatte in una situazione tragica: i bambini in lacrime per il terrore e la moglie rantolante sul letto di paglia in un lago di sangue, vittima di un morbo misterioso.
Ciò che segue è una rapida corsa contro il tempo – e contro gli uomini – per cercare di guarire la donna. Guglielmo s’affida alle povere cure che la medicina del tempo è in grado di suggerire, ma ben presto si rende conto della loro inutilità. E allora, come si legge in quarta di copertina, non gli resta che fidarsi dei consigli degli amici, veri o presunti, e soprattutto della preghiera. Cosa aveva di sbagliato, in fondo? Nulla. S’era fatto una famiglia. Amava sua moglie e stava investendo ogni forza nell’avvenire dei bambini. Gesù e Maria, come l’amico Pietro, lo sapevano bene.
Il titolo del libro è evocativo del clima della storia, che offre una fotografia realistica del medioevo misero e bigotto. Il riferimento è a un brano del vangelo di Matteo, citato a Guglielmo dal prevosto del paese in risposta alle sue richieste d’aiuto: quando preghi, entra in camera tua e chiudi la porta. Poi, prega Dio, presente anche in quel luogo nascosto. E Dio tuo Padre, che vede anche ciò che è nascosto, ti darà la ricompensa.
Il rapporto fra terra e cielo, uomo e Dio, fa da sfondo a ogni pagina quale linea-guida delle azioni di tutti i personaggi, non solo del protagonista. E ciò è aderente a quanto avveniva mille anni fa, prima del positivismo, dell’illuminismo, dell’umanesimo e persino della riscoperta del diritto romano, vero apripista a una concezione non teocratica della vita.
La storia – si legge sempre in quarta di copertina – è vera, terza caratteristica che stacca del tutto questo lavoro di Stefano Ferri dagli altri due. È stata ricostruita con cura attraverso decenni di ricerche nelle leggende lombarde, anche se il legame con la realtà potrebbe risultare più evidente nella seconda parte.
Quel che è certo è che, al di là dell’affresco storico, La Ricompensa è un’allegoria del sacrificio, una metafora dell’altruismo, un invito a riflettere sul senso di un’esistenza umana in bilico fra paradiso e inferno, il quale inferno, a differenza del paradiso, esiste davvero ed è su questa terra.
Un libro imperdibile, coinvolgente, che consigliamo a tutti coloro che si pongono domande sulla vita e cercano risposte. Da leggere.
Stefano Ferri Laureato in Scienze politiche, giornalista, Stefano Ferri ha all attivo quasi trent anni di esperienza nella pubblicistica della meeting & incentive industry, in tutti i suoi segmenti. Nel 2004 ha ricevuto il Premio Hilton per il giornalismo specializzato in turismo d affari, e nel 2006 gli è stato assegnato il Premio Italia for Events per la stampa di settore. Da alcuni anni è attivo nel sostegno ai diritti civili dando pubblica testimonianza, in televisione e nei giornali, della propria condizione di crossdresser. La ricompensa è il suo terzo romanzo. I primi due (Seppellitemi in cielo e Il bambino che torna da lontano), editi da Robin Edizioni rispettivamente nel 2013 e nel 2016, sono stati tradotti in inglese e distribuiti in quattordici Paesi su tutti i continenti.