Popolare per vocazione, ispirazione e, più ancora, aspirazione, alla ricerca di un pubblico più ampio di quello dei salotti, capace di emozionarsi di fronte all’immagine pura, anche senza concetti e preconcetti su ciò che l’artista dovrebbe rappresentare e su ciò che l’Arte dovrebbe significare.

Lo stile manga e l’animazione nipponica  hanno portato nuove icone e canoni estetici nell’arte contemporanea. Lady Oscar, Candy Candy, Mazinga e molti altri, personaggi conosciuti e amati da più generazioni, sono entrati a pieno titolo anche nell’arte. E laddove non sono eroi o eroine a conquistare la scena, ad essere condivisi sono comunque i canoni estetici di quel mondo.

Il risultato è un patrimonio iconografico alternativo a quello “classico”, che della cronaca sta facendo storia, testimonianza del nostro immaginario fantastico e dei nostri canoni, estetici e valoriali.

Al di là delle prime curiosità e riflessioni dadaiste sul tema, è stata la Pop Art a consacrare il fumetto come elemento d’arte, non tanto nella sua forma tradizionale e nel suo formato, quanto, ovviamente, nel suo ripensamento creativo. Così, quando il pop decide di rinnovarsi, non stupisce che guardi a manga e anime.

Via i vecchi idoli, largo ai nuovi idol. Bando alle grandi personalità, meglio i grandi personaggi, da costruire – o ricostruire – ad arte.

Ai padri dell’esplorazione e consacrazione del fumetto si ispira la cronaca dei grandi talenti contemporanei, che proprio al mondo di manga e anime  guardano per trovare e creare nuove icone “pop”, superando la lezione warholiana nel momento stesso in cui, alla ricerca di modelli e modelle, abbandonano la realtà delle dive del cinema per eleggere regine le muse virtuali di china e colore.

“Nuovi” personaggi e nuove storie che compongono un alfabeto iconografico riconosciuto a livello mondiale, testimoniando la trasformazione del nostro bagaglio culturale e la rivoluzione dell’estetica.

L’Arte, pop o neo-pop che sia, non disdegna concetti alti, non rifugge l’intellettualismo in modo assoluto, ma sceglie un pubblico più ampio con cui instaurare una comunicazione diretta, fondata sull’istinto dell’Altro.

E di quell’istinto del prossimo, che sia per accoglierlo o respingerlo, fa cuore dell’intera epoca. In tale ottica, l’Arte finisce per diventare la nuova Natura, con cui l’osservatore Adamo – o Eva – si relaziona in modo empatico. In questo Eden di forme, l’unica differenza dalla tradizione è che Adamo qui non tenta di resistere alla mela, come vorrebbe il raziocinio, ma si lascia subito conquistare dalla seduzione delle sue tonalità, dalla suggestione della sua polpa, dalla proiezione del suo gusto, consapevole che è anche lì, nel saper scegliere e gustare, che l’uomo si fa artista, creatore di energia vitale di luce e colore.

 

editoriale-Beyond-the-Magazine
a cura di Valeria Arnoldi

 

Valeria Arnaldi, giornalista e scrittrice. Tra i suoi libri più recenti, Gli amori di Frida Kahlo, Tina Modotti hermana, Chi è Banksy? E perché ha tanto successo?, Chi è Obey? E perché fa tanto discutere? Cura mostre di arte contemporanea in Italia e all’estero: ha collaborato con Commissione Europea, Unar-Presidenza del Consiglio, Regione Lazio, Provincia di Roma, Roma Capitale. Ha ideato e curato C’era una volta…, primo festival di Family Artentainment di Roma Capitale. Tra le sue pubblicazioni, anche, Metropolitan Eros – Nudo ed erotismo nella street art, Lego e altri giocattoli – Le idee che l’arte ha «rubato» ai bambini e saggi su Hayao Miyazaki e l’animazione giapponese.