“Guarda chi si vede” è il titolo del film presentato il 23 Ottobre al cast tecnico ed artistico, in una location unica nel suo genere: la Casa Museo di Alberto Sordi.
Claudio Martino, Responsabile della Fondazione Museo Alberto Sordi, ha voluto fortemente che il film fosse proiettato nella sala in cui il grande attore condivideva le sue serate con gli amici, tra momenti di spensieratezza e cultura.
Guarda chi si vede film scritto e diretto da Riccardo Camilli, con la fotografia di Alessandro Milo, è tra i primi film indipendenti al mondo ad avere avuto l’onore di essere proiettato in questa eccezionale location dell’attore icona del cinema italiano.
Giovanni Costantino distributore del film ha annunciato l’uscita nelle sale il 14 febbraio 2022. La pellicola, ha già ricevuto importanti riconoscimenti, tra cui:
Premio come Migliore attore a Riccardo Camilli consegnato al festival INVENTA UN FILM di LENOLA
Premio Menzione specIale per il Montaggio assegnatogli all’ AURORA FILM FESTIVAL di San Potito Sannitico
Premio Miglior Attore ANGELO ORLANDO ricevuto al SEZZE FILM FESTIVAL
Premio Menzione speciale durante l’ ISCHIA GLOBAL FEST
e due Nomination per Miglior Film e Migliore attrice a Tania Angelosanto all’Under The Star International Film Festival di Bari.
Dichiara il regista Riccardo Camilli: “Credo che il primo piccolo seme che ha dato vita allo sviluppo della storia e dei personaggi di “Guarda chi si vede”, sia stato piantato subito dopo il disastro avvenuto a Genova, il crollo del Ponte Morandi. Mi sono cominciato a chiedere come possa essere metabolizzato un lutto da un famigliare diretto di una vittima di sciagure di quella portata. Quindi, è nata l’esigenza di voler raccontare delle vittime ben precise: non per semplici incidenti stradali, non per malattie, non per omicidi, ma morti direttamente legate alla mala manutenzione di strutture pubbliche per via di terremoti, alluvioni, ponti da troppo tempo lasciati al loro fatale destino. E in mezzo, tante persone, capitate al posto sbagliato nel momento sbagliatissimo. Ho voluto tenermi più lontano possibile dal raccontare la storia da un punto di vista politico, non ho voluto neanche contestualizzare l’evento scatenante con qualcosa di realmente accaduto. Nel film si parla
di un ponte vicino Ancona, ma il fatto non è legato a nessun ponte specifico tanto meno ad un episodio realmente accaduto. Ho voluto raccontare una semplice storia di mancanza, di elaborazione del lutto, dell’assenza improvvisa, di come ci si inventa una nuova vita e, soprattutto, di come ci si senta in colpa (sia i diretti interessati che chi gli sta intorno), nell’ intraprendere questo cammino. Il tutto, ricercando sempre quella leggerezza che solo la chiave
della Commedia sa trovare. Dal mio piccolo, ho cercato di raccontare un enorme dramma, il dramma di centinaia di persone, attraverso pochi personaggi, persone come tante, che sopravvivono a queste vittime, cercando di evitare i toni tragici e usando quelli più leggeri e malinconici, cercando sempre di avere il massimo rispetto e piena empatia con le persone a cui è dedicato il mio film: quelli che rimangono su questo mondo senza i propri cari.”