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Beyond the Magazine

Milano Torre Velasca

Si ritorna a parlare della vendita di Torre Velasca, uno dei simboli architettonici di Milano, oggi in mano a UnipolSai, che ha ereditato le proprietà di Fondiaria-Sai del gruppo Ligresti. Il colosso bolognese, che a Milano dispone anche di altre importanti proprietà come Torre Galfa e il Rasoio di via de Castilla, entrambi in ristrutturazione, da tempo vorrebbe in realtà disfarsi dell’edificio di zona Missori.

Ristrutturarlo è infatti un’operazione piuttosto complicata per via dei vincoli architettonici posti dalla Sovrintendenza a tutela di uno dei più noti esempi del razionalismo italiano, progettato dallo studio Bbpr all’inizio degli anni ’50 e finito di costruire nel 1957.

La forma della torre, che ricorda le fortificazioni medievali, è curiosa: gli ultimi piani, adibiti ad abitazioni (e oggi in gran parte vuoti), sono più sporgenti rispetto ai piani degli uffici, e “sorretti” da travi che hanno donato alla Torre Velasca, per anni, l’epiteto di “grattacielo delle bretelle”.

Nel 2015 il primo tentativo di venderla a Orion Capital Managers, ma la trattativa non si concluse. L’offerta pare fosse di 100 milioni di euro. Più o meno la stessa cifra che avrebbe voluto mettere sul piatto Zhang Jindong, quand’è diventato presidente dell’Inter, la cui trattativa però si è ugualmente arenata.

Ora, secondo il bene informato UrbanFile, UnipolSai starebbe pensando a rimettere sul mercato la Torre Velasca. Evidentemente la ristrutturazione è troppo complicata da affrontare senza un partner preventivamente interessato e così i piani bolognesi si dirigono nuovamente verso una trattativa di vendita. E’ facile ipotizzare che la compagnia bancario-assicurativa vorrà “realizzare” più dei 100 milioni di euro precedentemente offerti. Ma non è dato sapere con precisione, al momento, le previsioni del gruppo.

La Torre Velasca ha sempre diviso i milanesi (e i turisti) tra sostenitori e denigratori. Una sorta di “bianco o nero” in termini architettonici. Le polemiche si erano pressoché assopite perché, nel tempo, la torre era diventata sempre meno “importante” in città, surclassata (anche in altezza) da nuovi grattacieli. Poi, nel 2012, il Daily Telegraph la incluse tra gli edifici più brutti del mondo. L’archistar Stefano Boeri, che era assessore alla cultura, reagì duramente: “E’ l’invenzione di una nuova architettura, Milano ne va orgogliosa“. E il gallerista Philippe Daverio commentò sarcastico che “agli inglesi sarebbe cattivo chiedere se si accorgono del legame col Filarete”.

Torre Galfa, il Rasoio e Torre Unipol

Per ristrutturare Torre Galfa (103 metri, appena tre in meno di Torre Velasca), UnipolSai ha investito 100 milioni di euro. La torre fu sede della Bpm e poi venne ceduta a Fondiaria e restò abbandonatao, e per un certo periodo occupata dal collettivo Macao. Il progetto prevede la trasformazione in struttura alberghiera (fino al 12esimo piano, in partnership con Melià) e residenziale, con ingressi tra loro separati.

Il Rasoio di via de Castilla è a sua volta in ristrutturazione, con progetto di Massimo Baj. L’innovazione principale sarà dettata da speciali pareti esterne mangia-smog grazie al biossido di titano. Ed è tutto pronto per la nuova Torre Unipol di Porta Nuova, che sarà alta 120 metri.