Ogni storia è personale e unica, e tuttavia la storia di Monica J. Romano è carica di riflessi e risonanze collettive.
Le tappe della sua vicenda, infatti, talvolta dolorose, spesso liberatorie e persino gioiose, ci offrono la possibilità di ascoltare la voce di una di quelle persone cui, in fondo fino all’altroieri, la voce e l’identità sono state negate, oggetto di sberleffo, di emarginazione, di condanna, se non di pura violenza.
Una voce ferma e serena, che rivendica i propri desideri, le proprie scelte e le proprie conquiste, fino alla più recente e inattesa: l’elezione al Consiglio comunale di Milano, prima donna transgender a essere eletta nell’amministrazione pubblica della città.
Al tempo stesso il suo racconto ci consente di ripercorrere il faticoso e tuttora incompiuto cammino dell’affermazione dei diritti civili delle persone LGBT+ in Italia, dagli anni ’70 a oggi. E ancora, assolve un compito fondamentale: quello di informare correttamente, di mettere ordine e precisione in un dibattito troppo spesso inquinato da falsità, preconcetti, posizioni strumentali. E lo fa perché, come dice l’autrice stessa, «ora più che mai, occorre arrivare alle persone e prendersi la responsabilità di un linguaggio universalmente comprensibile. Se c’è una cosa che ho imparato in tutti questi anni è che quando le cose si spiegano con parole comprensibili e mettendoci la faccia, le paure e i pregiudizi vengono meno».
«Sento il percorso di Monica vicino al mio: il legame con la famiglia, la scoperta di sé durante l’adolescenza, il primo riscatto di libertà nelle associazioni, infine la connessione tra gli anni dell’attivismo e l’impegno nelle istituzioni. La politica è il riscatto per la sofferenza di aver dovuto vivere controcorrente in un Paese ostile: per renderlo più aperto, inclusivo, libero, generazioni di attiviste hanno reso la propria intimità un fatto pubblico.» dichiara Alessandro Zan.
«Intraprendere un percorso di affermazione di genere è stata la mia salvezza, la via che mi ha permesso di costruire una vita piena, gratificante, soddisfacente e serena, nella quale non mancano i momenti di felicità. Perché, sì, una persona transgender può essere felice. Lo dichiaro e lo ribadisco perché è un concetto che a livello mediatico viene comunicato ancora troppo poco» conclude Monica J. Romano.